martedì 10 novembre 2015

La città di Vercelli si mobilita per il soldato Zampini

Con l'arrivo nella città di Vercelli dell’ospedale militare, giungono in città i primi colpiti dalla guerra, soldati feriti e mutilati mandati via dal fronte e portati nelle retrovie a curarsi. Molti di questi soldati versano in condizioni critiche  o con mutilazioni gravi, tra questi a raccogliere la simpatia di gran parte dei cittadini vercellesi è il soldato Felice Zampini.
Una foto di Felice Zampini e del padre tratto dalla Sesia

Felice Zampini è un soldato romano, originario di Gallese in provincia di Roma e giunto a Vercelli agli inizi di settembre, e ricoverato all'ospedale militare poiché in combattimento ha perso entrambe le mani ed è quindi «in attesa dell’applicazione delle mani artificiali»(La Sesia, 25 settembre ’15) . Egli è un soldato «doppiamente valoroso, per il coraggio spiegato nella guerra di Libia ed in quella attuale di redenzione delle terre nostre soggette all’Austria, e per l’eroica rassegnazione con cui ha sopportato l’amputazione di entrambe le mani». La sua condizione di grave mutilazione attira le simpatie di tutta la città e del giornale La Sesia, che decide di aprire una sottoscrizione pubblica a suo favore per aiutare lui e la sua famiglia in vista anche dei tempi difficili che li attendono. Iniziano quindi a giungere alla redazione del giornale La Sesia i primi soldi provenienti dalle donazioni dei cittadini vercellesi. Il gesto commuove molto la famiglia del soldato romano tanto che la moglie, Sestilia Zampini, scrive al giornale per ringraziare tutti della generosità. La lettera, datata 11 settembre 1915, viene pubblicata il 14 settembre sulla prima pagina della Sesia. «Non ho parole sufficienti – scrive la donna- a ringraziare la S.V. quanto merita per quel che ha fatto a pro’ di mio marito (…). Immane è stata la sventura, giacché vedere un giovane di 25 anni privo di ambo le mani quando arride la primavera della vita, è la cosa più orrenda e dolorosa che mente umana possa concepire (…) conforto è per me il pensare, che questo sacrifizio è dovuto alla gran Madre, la nostra patria Italia, per la quale è sommo decoro ai suoi figli valorosi versare tutto il loro sangue» (La Sesia, 14 settembre ’15).



Soldati ferita in attesa di aiuti (fonte www.14-18.it)
La sottoscrizione a favore del soldato Zampini registra uno straordinario successo, tanto che già il venerdì successivo il giornale può annunciare di essere prossimo alle 1.500 lire raccolte. «Nessuno può certamente, non che rammaricare il fatto, meravigliarsi di questo slancio di pietà per un caso raccapricciante, che resterà forse unico nella storia di questa guerra e di simpatia per  una semplice e buona donna del popolo» (La Sesia, 17 settembre ’15). Il successo dell’appello porta il giornale a pensare che «si potrebbe adeguatamente soccorrere anche gli altri mutilati che si trovano nel nostro Ospedale militare pure riservando allo Zampini il grosso del capitale raccolto per lui e nel suo nome».  Dopo aver parlato della possibilità sia con il direttore tecnico dell’ospedale militare, il professor Isnardi, e con il soldato Zampini stesso, il giornale decide di dare seguito alla sua idea, in modo che «nessuna nube, sia pur lieve, di gelosia, offuscherà la bellezza confortante di un gentile atto di generosità della Cittadinanza vercellese».

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