martedì 3 novembre 2015

Il trapianto del riso introdotto nel vercellese

Questo post probabilmente non toccherà così da vicino l’argomento guerra, ma parla di un argomento di sicura importanza per la storia del territorio vercellese.

La stazione sperimentale oggi
Il 10 settembre La Sesia lancia in prima pagina un articolo dell’Introduzione del trapianto del riso nella provincia di Vercelli. Nella Stazione sperimentale di risicoltura di Vercelli questo sistema, molto diffuso soprattutto in Oriente, era in studio da diverso tempo (già a partire dal 1912) e finalmente «in seguito  a continui studi ed esperimenti fatti per parecchi anni di seguito, ha intrapresa un’attiva campagna per l’introduzione del sistema di coltivazione del riso per trapianto nella nostra provincia» (La Sesia, 10 settembre ’15). In cosa consisteva questa tecnica? La procedura era questa: si coltivavano il riso in piccoli appezzamenti prima di strappare le piantine da questi e reimpiantarli nella dimora definitiva.  Durante l’anno del 1915, la Stazione sperimentale di risicoltura di Vercelli aveva bandito un concorso a premi (assegnati dall'Associazione agraria Novarese) con lo scopo di promuovere questa nuova tecnica tra tutti i nostri risicoltori, e per favorire il tutto erano stati convocati in provincia dalla Spagna anche due  operai trapiantatori per dare istruzioni sull'argomento ai risicoltori.


il professor Novello Novelli
Secondo quanto riportato dal giornale, il nuovo sistema di coltivazione porterà nel futuro del vercellese. «Come la Stazione si ripromette – spiega il giornale- questo sistema potrebbe portare alla nostra provincia anzi tutto dei vantaggi igienici rilevantissimi, poiché permette di abbreviare la durata dell’irrigazione di circa un mese e mezzo e di sostituire il lavoro di mondatura, che vien fatta in terreno sommerso da parecchio tempo, in acqua calda afosa, ove sono spesso materie organiche in putrefazione, col lavoro di trapianto che vien fatto in terreno arato di fresco e sommerso solo due o tre giorni prima» il tutto rendendo il lavoro molto più igienico e meno salutare per il corpo di lavoratori e lavoratrici delle risaie. Ma questi non erano i soli vantaggi che questa nuova tecnica poteva introdurre: «un prodotto anteriore di foraggio o di sovescio, il risparmio notevole di seme, l’inallettabilità del riso e, quando sia ben condotto, un prodotto più sano, migliore di qualità e più abbondante». Nel corso dell’anno molti risicoltori avevano iniziato a praticare questo sistema e «Parecchi di questi esperimenti- spiega in fine il giornale – sono già ben riusciti, altri lasciano a desiderare per imperfezioni di applicazione, ma come ogni nuova pratica, superate col buon volere le prime difficoltà (…) Questo sistema lascia la speranza per i suoi vantaggi igienico-economico-sociali di poter diventare, come qualche risicoltore l’ha già chiamato, il sistema dell’avvenire».

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