Questo post probabilmente non toccherà così da
vicino l’argomento guerra, ma parla di un argomento di sicura importanza per la
storia del territorio vercellese.
La stazione sperimentale oggi |
Il 10 settembre La Sesia lancia in prima pagina un articolo dell’Introduzione del
trapianto del riso nella provincia di Vercelli. Nella Stazione sperimentale di
risicoltura di Vercelli questo sistema, molto diffuso soprattutto in Oriente,
era in studio da diverso tempo (già a partire dal 1912) e finalmente «in
seguito a continui studi ed esperimenti
fatti per parecchi anni di seguito, ha intrapresa un’attiva campagna per
l’introduzione del sistema di coltivazione del riso per trapianto nella nostra
provincia» (La Sesia, 10 settembre
’15). In cosa consisteva questa tecnica? La procedura era questa: si
coltivavano il riso in piccoli appezzamenti prima di strappare le piantine da
questi e reimpiantarli nella dimora definitiva. Durante l’anno del 1915, la Stazione
sperimentale di risicoltura di Vercelli aveva bandito un concorso a premi
(assegnati dall'Associazione agraria Novarese) con lo scopo di promuovere
questa nuova tecnica tra tutti i nostri risicoltori, e per favorire il tutto
erano stati convocati in provincia dalla Spagna anche due operai trapiantatori per dare istruzioni sull'argomento ai risicoltori.
il professor Novello Novelli |
Secondo quanto riportato dal giornale, il nuovo
sistema di coltivazione porterà nel futuro del vercellese. «Come la Stazione si
ripromette – spiega il giornale- questo sistema potrebbe portare alla nostra
provincia anzi tutto dei vantaggi igienici rilevantissimi, poiché permette di
abbreviare la durata dell’irrigazione di circa un mese e mezzo e di sostituire
il lavoro di mondatura, che vien fatta in terreno sommerso da parecchio tempo,
in acqua calda afosa, ove sono spesso materie organiche in putrefazione, col
lavoro di trapianto che vien fatto in terreno arato di fresco e sommerso solo
due o tre giorni prima» il tutto rendendo il lavoro molto più igienico e meno
salutare per il corpo di lavoratori e lavoratrici delle risaie. Ma questi non
erano i soli vantaggi che questa nuova tecnica poteva introdurre: «un prodotto
anteriore di foraggio o di sovescio, il risparmio notevole di seme,
l’inallettabilità del riso e, quando sia ben condotto, un prodotto più sano,
migliore di qualità e più abbondante». Nel corso dell’anno molti risicoltori
avevano iniziato a praticare questo sistema e «Parecchi di questi esperimenti-
spiega in fine il giornale – sono già ben riusciti, altri lasciano a desiderare
per imperfezioni di applicazione, ma come ogni nuova pratica, superate col buon
volere le prime difficoltà (…) Questo sistema lascia la speranza per i suoi
vantaggi igienico-economico-sociali di poter diventare, come qualche
risicoltore l’ha già chiamato, il sistema dell’avvenire».
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