La grave questione
della mietitura
Con l’avvicinarsi della stagione dei raccolti si pose in
tutta la nazione un problema di grande rilevanza: la mancanza di uomini per la
mietitura. Il richiamo alle armi aveva, nel Biellese, reclutato il 12% della popolazione
nelle zone agricole, meno della metà in quelle industriali e ancor meno in
città.
L’alta percentuale di uomini sotto le armi mise in pericolo
la mietitura del grano, necessario alla sussistenza della popolazione tutta,
nonché al sostentamento delle truppe; senza pane non può esserci guerra.
Sulle pagine del Biellese
dell’11 giugno si richiedeva di applicare al settore agricolo la stessa
dispensa che era stata data agli operai che erano necessari ai comparti bellici
della produzione industriale, facendo notare come il pane fosse più necessario
ancora di fucili e munizioni per poter condurre la guerra.
Già da qualche tempo era salito all’onore della cronaca il
problema della mietitura, dapprima legato solamente alla scarsa disponibilità
di macchinari e bestiame per i lavori agricoli, tanto che si dovette procedere
all’emanazione di un decreto che obbligava i proprietari di macchine e bestiame
a metterli a disposizione, congiuntamente al personale, per procedere al
“regolare e tempestivo raccolto dei cereali nell’anno in corso”. Coloro che si
rifiutavano di obbedire all’ordinanza potevano incorrere nel sequestro dei
mezzi produttivi e al pagamento di un’ammenda.
Per ovviare al problema di scarsità di manodopera lo stesso decreto
promuoveva “l’emigrazione temporanea dei
lavoratori nei comuni ove sia accertata l’insufficienza della mano d’opera
locale”.
Il congedo per la
mietitura sarebbe dovuto durare solamente due settimane, ma secondo il
ministero della guerra queste richieste, di cui capiva l’urgenza e la
necessità, erano di difficile realizzazione.
In provincia di Novara, di cui Biella faceva parte, si
procedette all’abilitazione a determinati lavori agricoli, specialmente la
trebbiatura, gli allievi di alcune scuole industriali che avessero completato
il terzo anno di studi.
Il prezzo del pane
Negli stessi giorni in cui si ipotizzava un ritorno dei
soldati per la mietitura si accendeva la discussione sul prezzo del pane.
La causa di questa accesa polemica derivava dal fatto che
nonostante il prezzo del grano fosse costantemente sceso da metà maggio a metà
giugno non ci fu segno di flessione alcuna nel prezzo del pane. Questo perché
in previsione dell’inizio delle ostilità molti fornai avevano provveduto ad
accumulare grandi quantità di farina e quindi non intendevano vendere il pane
sottoprezzo.
Questa situazione portò pochi giorni dopo all’emanazione di
un nuovo calmiere sui prezzi che riguardava anche e soprattutto il pane. Il
prezzo fu calmierato a 52 lire, anche se questa soluzione non accontentò le
richieste dei cittadini che si aspettavano un più forte ribasso.
da il Biellese del 18 agosto 2015
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