giovedì 5 novembre 2015

Pochi uomini e poche risorse per la mietitura



La grave questione della mietitura
Con l’avvicinarsi della stagione dei raccolti si pose in tutta la nazione un problema di grande rilevanza: la mancanza di uomini per la mietitura. Il richiamo alle armi aveva, nel Biellese, reclutato il 12% della popolazione nelle zone agricole, meno della metà in quelle industriali e ancor meno in città.
L’alta percentuale di uomini sotto le armi mise in pericolo la mietitura del grano, necessario alla sussistenza della popolazione tutta, nonché al sostentamento delle truppe; senza pane non può esserci guerra.
Sulle pagine del Biellese dell’11 giugno si richiedeva di applicare al settore agricolo la stessa dispensa che era stata data agli operai che erano necessari ai comparti bellici della produzione industriale, facendo notare come il pane fosse più necessario ancora di fucili e munizioni per poter condurre la guerra.
Già da qualche tempo era salito all’onore della cronaca il problema della mietitura, dapprima legato solamente alla scarsa disponibilità di macchinari e bestiame per i lavori agricoli, tanto che si dovette procedere all’emanazione di un decreto che obbligava i proprietari di macchine e bestiame a metterli a disposizione, congiuntamente al personale, per procedere al “regolare e tempestivo raccolto dei cereali nell’anno in corso”. Coloro che si rifiutavano di obbedire all’ordinanza potevano incorrere nel sequestro dei mezzi produttivi e al pagamento di un’ammenda.  Per ovviare al problema di scarsità di manodopera lo stesso decreto promuoveva “l’emigrazione temporanea  dei lavoratori nei comuni ove sia accertata l’insufficienza della mano d’opera locale”.
Il congedo  per la mietitura sarebbe dovuto durare solamente due settimane, ma secondo il ministero della guerra queste richieste, di cui capiva l’urgenza e la necessità, erano di difficile realizzazione.
In provincia di Novara, di cui Biella faceva parte, si procedette all’abilitazione a determinati lavori agricoli, specialmente la trebbiatura, gli allievi di alcune scuole industriali che avessero completato il terzo anno di studi.

Il prezzo del pane
Negli stessi giorni in cui si ipotizzava un ritorno dei soldati per la mietitura si accendeva la discussione sul prezzo del pane.
La causa di questa accesa polemica derivava dal fatto che nonostante il prezzo del grano fosse costantemente sceso da metà maggio a metà giugno non ci fu segno di flessione alcuna nel prezzo del pane. Questo perché in previsione dell’inizio delle ostilità molti fornai avevano provveduto ad accumulare grandi quantità di farina e quindi non intendevano vendere il pane sottoprezzo.
Questa situazione portò pochi giorni dopo all’emanazione di un nuovo calmiere sui prezzi che riguardava anche e soprattutto il pane. Il prezzo fu calmierato a 52 lire, anche se questa soluzione non accontentò le richieste dei cittadini che si aspettavano un più forte ribasso.

da il Biellese del 18 agosto 2015

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