lunedì 23 novembre 2015

Il Comune di Asigliano e il Comitato Femminile

Agli inizi di ottobre si apre una lunga polemica nel comune di Asigliano, causate da una disputa tra l’amministrazione comunale socialista, retta dal sindaco Ferraris, e uno dei nuovi comitati di assistenza ai soldati che vengono fondati nei paesi italiani. Cosa accade?

A settembre, nel comune vercellese, viene costituito un nuovo comitato con lo scopo di raccogliere della lana per confezionare indumenti invernali da inviare ai soldati al fronte in vista dell’inverno e per rispondere agli appelli provenienti dai giornali fin da fine agosto per fornire ai soldati aiuti per l’inverno in arrivo. Il comitato viene formato da una cinquantina di donne del paese che «si fecero premura di dare il loro nome e col nome il loro obolo generoso, non solo, ma si divisero il paese in varie sezioni, recandosi volenterose in gruppi ad ogni casa a chiedere il concorso pecuniario della popolazione tutta» (La Sesia, 24 settembre ’15). Il comitato in poco tempo raccoglie più di mille lire con l’intenzione di acquistare lana per farci delle calze, passamontagna, sciarpe e guanti. I problemi nascono quando il sindaco di Asigliano rifiuta di concedere al Comitato contributi comunali e l’uso di una sala nel Palazzo comunale per una riunione, costringendo il Comitato a spostarsi presso la Parrocchia. La decisione viene criticata duramente sempre sul giornale La Sesia qualche giorno dopo da un soldato asiglianese al fronte. «Io, come asiglianese, che mi trovo al fronte, protesto altamente contro l’atto, oltreché antipatriottico, anche in umanitario, compiuto dal signor sindaco (…) È veramente deplorevole, che in un’opera benefica e santa, incoraggiata dall’on. Presidente del Consiglio, un pubblico funzionario, anziché dare il buon esempio, opponga delle ripulse che muovono a sdegno» (La Sesia, 3 ottobre ’15).

La difesa viene affidata a una lettera che il sindaco di Asigliano manda al giornale La Risaia e che il quotidiano socialista pubblica a inizio di ottobre. Il sindaco afferma di voler rispondere perché gli articoli e le lettere (soprattutto quello del soldato che velatamente accusa di essere falsa) insinuano «il dubbio che si facciano delle animosità di partito piuttosto che compiere opere buone» (La Risaia, 9 ottobre ’15). Qual è la versione del sindaco? «Dopo che tre mesi che si era qui in Asigliano costituito un Comitato Civile, sorge nell'idea di certe signore di formare un Comitato femminile per la confezione di indumenti di lana; anzi sembrava a tutta prima che questo Comitato avrebbe collaborato volentieri col Comitato Civile». Ma questa speranza, secondo il sindaco, sarebbe stata vanificata otto giorni dopo quando i due comitati si riuniscono assieme e il Comitato femminile si rifiuta di accettare gli aiuti provenienti dal Comitato civile «dichiarando di non voler uomini immischiati nella loro opera, dicendo di voler fare da sole. Dopo aver rinunciato a tutte le offerte, rivolgono al Comune la domanda di sussidio; una vera assurdità perché il comune aveva già un altro Comitato legalmente e civilmente costituito ed al quale  bisogna pensare di fornire i fondi per far fronte alla grande miseria che non mancherà nel prossimo inverno». L’accusa del sindaco diventa poi più precisa; Ferraris afferma che le signore si erano sentite patriottiche solamente dopo l’appello del parroco, e non nei quattro mesi in cui il Comitato civile era stato attivo.


La polemica si conclude poi sulla Sesia, con il giornale che da spazio a una replica della anonima buontempona che il sindaco aveva criticato sulla Risaia. La donna racconta come ha rifiutato perché «mentre promettevano una anticipazione di forse 400 lire per la lana, imponevano d’altra parte condizioni tali, a cui le signore non cedettero di aderire (…) ad onor del vero che, nessun ostacolo venne da questo frapposto, ed i due Comitati, pur separando nettamente le proprie mansioni ebbero sempre la reciproca stima, tant'è che parecchie delle signore del Comitato femminile sono mogli o parenti dei signori del Comitato maschile» (La Sesia, 12 ottobre ’15). La Sesia poi chiude il giro, invitando il sindaco in redazione a controllare la cartolina militare inviata dal soldato, che il geometra Ferraris considerava falso. 

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