Agli inizi di ottobre si apre una lunga
polemica nel comune di Asigliano, causate da una disputa tra l’amministrazione
comunale socialista, retta dal sindaco Ferraris, e uno dei nuovi comitati di
assistenza ai soldati che vengono fondati nei paesi italiani. Cosa accade?
A settembre, nel comune vercellese,
viene costituito un nuovo comitato con lo scopo di raccogliere della lana per
confezionare indumenti invernali da inviare ai soldati al fronte in vista
dell’inverno e per rispondere agli appelli provenienti dai giornali fin da fine
agosto per fornire ai soldati aiuti per l’inverno in arrivo. Il comitato viene
formato da una cinquantina di donne del paese che «si fecero premura di dare il
loro nome e col nome il loro obolo generoso, non solo, ma si divisero il paese
in varie sezioni, recandosi volenterose in gruppi ad ogni casa a chiedere il
concorso pecuniario della popolazione tutta» (La Sesia, 24 settembre ’15). Il comitato in poco tempo raccoglie
più di mille lire con l’intenzione di acquistare lana per farci delle calze,
passamontagna, sciarpe e guanti. I problemi nascono quando il sindaco di
Asigliano rifiuta di concedere al Comitato contributi comunali e l’uso di una
sala nel Palazzo comunale per una riunione, costringendo il Comitato a
spostarsi presso la Parrocchia. La decisione viene criticata duramente sempre
sul giornale La Sesia qualche giorno
dopo da un soldato asiglianese al fronte. «Io, come asiglianese, che mi trovo
al fronte, protesto altamente contro l’atto, oltreché antipatriottico, anche in
umanitario, compiuto dal signor sindaco (…) È veramente deplorevole, che in
un’opera benefica e santa, incoraggiata dall’on. Presidente del Consiglio, un
pubblico funzionario, anziché dare il buon esempio, opponga delle ripulse che
muovono a sdegno» (La Sesia, 3
ottobre ’15).
La difesa viene affidata a una lettera
che il sindaco di Asigliano manda al giornale La Risaia e che il quotidiano socialista pubblica a inizio di
ottobre. Il sindaco afferma di voler rispondere perché gli articoli e le
lettere (soprattutto quello del soldato che velatamente accusa di essere falsa)
insinuano «il dubbio che si facciano delle animosità di partito piuttosto che
compiere opere buone» (La Risaia, 9
ottobre ’15). Qual è la versione del sindaco? «Dopo che tre mesi che si era qui
in Asigliano costituito un Comitato Civile, sorge nell'idea di certe signore di
formare un Comitato femminile per la confezione di indumenti di lana; anzi
sembrava a tutta prima che questo Comitato avrebbe collaborato volentieri col
Comitato Civile». Ma questa speranza, secondo il sindaco, sarebbe stata
vanificata otto giorni dopo quando i due comitati si riuniscono assieme e il
Comitato femminile si rifiuta di accettare gli aiuti provenienti dal Comitato
civile «dichiarando di non voler uomini immischiati nella loro opera, dicendo
di voler fare da sole. Dopo aver rinunciato a tutte le offerte, rivolgono al
Comune la domanda di sussidio; una vera assurdità perché il comune aveva già un
altro Comitato legalmente e civilmente costituito ed al quale bisogna pensare di fornire i fondi per far
fronte alla grande miseria che non mancherà nel prossimo inverno». L’accusa del
sindaco diventa poi più precisa; Ferraris afferma che le signore si erano
sentite patriottiche solamente dopo l’appello del parroco, e non nei quattro
mesi in cui il Comitato civile era stato attivo.
La polemica si conclude poi sulla Sesia, con il giornale che da spazio a
una replica della anonima buontempona
che il sindaco aveva criticato sulla Risaia.
La donna racconta come ha rifiutato perché «mentre promettevano una
anticipazione di forse 400 lire per la lana, imponevano d’altra parte
condizioni tali, a cui le signore non cedettero di aderire (…) ad onor del vero
che, nessun ostacolo venne da questo frapposto, ed i due Comitati, pur
separando nettamente le proprie mansioni ebbero sempre la reciproca stima, tant'è che parecchie delle signore del Comitato femminile sono mogli o parenti
dei signori del Comitato maschile» (La
Sesia, 12 ottobre ’15). La Sesia
poi chiude il giro, invitando il sindaco in redazione a controllare la
cartolina militare inviata dal soldato, che il geometra Ferraris considerava
falso.
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