lunedì 3 agosto 2015

Dare ancora, di più, sempre!

Il 19 giugno La Risaia apre il suo giornale con un articolo polemico dal titolo Il patriottismo di certi latifondisti. L'articolo, partendo dalle accuse mosse dai socialisti di Tronzano ai proprietari della loro zona, lamenta della «larghezza non eccessiva colla quale troppi proprietari concorrono alla sottoscrizione pro-richiamati (…) vi sono degli egoisti che di nulla voglionsi curare che non sia il loro personale interesse (…) e poiché da noi, nel Vercellese, la proprietà terriera ha ricavato e ricava lucri soddisfacenti, è giusto, è onesto, è patriottico che su di essa ricadano i pesi finanziari» (La Risaia 19 giugno ’15). Il giornale socialista però non si ferma qui e passa alla fase delle richieste affermando la necessità di una legge che disciplini l’ entità di questi contributi: «non si potrebbe imporre una tassa di guerra di una lira alla giornata al proprietario ed una lira alla giornata all’affittavolo?». Il giornale muove quindi un appello al governo perché prenda questo provvedimento e un appello ai consiglieri socialisti perché spingano per ottenere l'approvazione di questa richiesta.

Mondine al lavoro nelle risaie
 La questione lanciata dalla Risaia viene ripresa tre giorni dopo su La Sesia. Il giornale vercellese, infatti, pubblica in prima pagina una lettera che risponde alla polemica mossa dai socialisti di Tronzano tentando di difendere i proprietari terrieri vercellesi. Nella lettera si afferma che fino a quel momento il vuoto lasciato nei campi dai soldati richiamati aveva favorito «l’occupazione vantaggiosa delle persone rimaste – e che quindi – gli effetti della guerra frattanto, almeno sin ora, aggravano meno la situazione economica e patrimoniale delle popolazioni campestri che la situazione economica e patrimoniale degli agricoltori. (…) Gli agricoltori sono esclusi dai benefici che nelle epoche di crisi vengono accordati agli industriali; i risicultori si vedono vietata la esportazione della grande quantità di riso eccedente e persino dei più inutili sottoprodotti» (La Sesia 22 giugno ’15) il tutto peggiorato dal fatto che i Comitati istituti nei vari comuni sono a maggioranza socialisti, parte politica non certo favorevole agli interessi degli agricoltori. La sintesi della difesa è dunque questa: gli agricoltori si stanno già sforzando facendo molto per la popolazione, soprattutto sulle situazioni di cui sono a conoscenza, e molte delle polemiche nascono da provvedimenti che più che patriottici sono più politici.

Soldati al fronte
 Il botta e risposta tra La Risaia e l'autore della lettera non finisce qui. Dopo aver dato spazio alla lettera, infatti, anche La Sesia decide di mettere per iscritto il suo pensiero sulla questione. Con un editoriale che segue il testo della lettera il giornale afferma che «l’impressione nostra è che, non Vercelli solamente, non solo il circondario ma il Piemonte in genere non ha risposto con lo slancio che si aveva diritto di attendere». Certo, sottolinea il giornale, Vercelli è stanca e ha già dato tanto ma questa non può essere una ragione per fermarsi: «oggi non vi possono essere limiti; si deve dare ancora, si deve dare di più, si deve dare sempre». Questo non è solamente un impegno patriottico, ma serve soprattutto a far sapere ai soldati e richiamati che le loro famiglie sono al sicuro, in modo che essi «non abbiano preoccupazioni materiali pei loro cari. Essi devono sapere, che i loro concittadini garantiscono fraternamente i mezzi di sussistenza per le loro madri, le loro spose, i loro bambini».

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