mercoledì 5 agosto 2015

Biella in guerra. Sussidi e stanziamenti delle aziende tessili biellesi



Il 25 maggio, al secondo giorno di guerra, si registrano i primi movimenti di solidarietà delle istituzioni biellesi. In un comunicato la Giunta comunale di Biella richiama i cittadini alla concordia e alla «cooperazione morale e finanziaria di tutti pei provvedimenti necessari allo scopo di alleviare gli inevitabili dolori della guerra». La Giunta ha già deciso di stanziare in bilancio 10mila lire «Per i bisogni creati dallo stato di guerra».
L’assessore Giovanni Viola descrive al consiglio i provvedimenti presi dalla Giunta comunale: per «garantire i nostri soldati biellesi che si pensa e si provvede convenientemente alle loro famiglie – in modo che – […] essi non abbiano mai a voltarsi indietro, col rammarico nel cuore, ma solo per prendere maggior forza ad andare sempre avanti al grido di Viva l’Italia». Viola sottolinea come la somma stanziata è sicuramente insufficiente allo scopo preposto, ma le disagiate condizioni finanziarie in cui versa il Comune non permettono altro. Si fa, quindi, un appello ai cittadini più abbienti affinchè concorrano «con adeguati sacrifizi finanziari e chi più ha e più guadagna, più deve dare; ed il concorso deve essere spontaneo, largo, generoso».
Già la mattina del 24 maggio la Lega Industriale Biellese si riunisce per «Stabilire le norme per la distribuzione dei sussidi ai richiamati». Le ditte biellesi, dopo aver scartato la possibilità di dare agli operai richiamati «un sussidio pari a quello governativo», deliberano di «dare un tanto che, unito al sussidio governativo, s’avvicini – nel caso che non possa uguagliarlo – allo stipendio che l’operaio aveva lavorando».
La ditta Pietro Serralunga dichiarò che a tutti sarebbe stato garantito il mantenimento del posto fino alla fine della guerra. Anche la Banca Commerciale Italiana prese i primi provvedimenti, stabilendo di corrispondere a tutti i suoi richiamati l’intero stipendio per tutto l’anno corrente «con riserva di ulteriori provvedimenti se la guerra continuasse». Nei giorni successivi si hanno notizie di Guido Rota, che decide di elargire mille lire al mese per il resto della guerra, e la Ditta Rivetti Giuseppe e Figli, che aveva appena preso la decisione di stanziare cinquantamila lire.
In mezzo a tutta questa solidarietà ci fu spazio anche per piccola una polemica tra industriali e giornali. Il 28 maggio la Lega smentì le voci che correvano di una delibera della Lega stessa che avrebbe stabilito che le ditte rinunciassero a parte dei compensi provenienti dalle commesse statali per devolverli alle famiglie dei richiamati. «Le cose non stanno così. – afferma la Lega Industriale che spiega – Le prossime ordinazioni pare che il Governo le voglia dare direttamente agli industriali, superando i mediatori; e qualcuno […] ha accennato il proposito di assegnare il maggior profitto che si avrebbe con l’ordinazione diretta alle famiglie dei richiamati. Ci auguriamo che questo proposito, manifestato da qualche industriale, sia il proposito di tutti quegli industriali che assumeranno le nuove ordinazioni». 

I primi sussidi delle aziende tessili biellesi
A una settimana dalla dichiarazione le Leghe prendono decisioni sui sussidi. L’associazione industriale della Valle Strona stanzia dal primo giugno i sussidi: metà stipendio agli impiegati (mensili); L.1,50 al giorno per gli operai con moglie; L.1 per operai celibi. La Lega industriale della Valle del Ponzone delibera invece di «dare un sussidio alle famiglie dei militari richiamati nel modo con le forze che ogni singola Ditta può disporre». La Ditta Loro Totino di Pray decide di corrispondere la metà del salario agli operai fissi, agli impiegati e ai capisala almeno fino al 31 dicembre. Il Maglificio A. Boglietti, più specifico, stanzia invece 0,50 lire al giorno per orfani e celibi; 0,70 lire al giorno per celibi con un solo genitore convivente inabile e di oltre 60 anni: 1 lira a chi ha moglie più 0,40 centesimi per ogni bambino. Simile è il provvedimento dei Fratelli Piacenza di Ponzone, con la sola differenza delle 1,20 lire stanziate per i celibi con genitori inabili. 

Da il Biellese del 26 maggio 2015

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