Durante
la metà di giugno sfocia una strana guerra tutta interna alla stampa locale
Vercellese. Dopo i grandi appelli alla concordia di tutti in nome dell’unità nazionale, nei primi giorni di guerra nascono diverse polemiche tra alcune
testate giornalistiche che rappresentano i principali schieramenti politici
vercellesi. Polemiche naturalmente erano già nate tra il giornale socialista La Risaia e il liberale La Sesia. Ma entrambe le testate, come
già capitato una settimana prima con la questione dei lavoratori nelle risaie,
si trovarono a combattere unite, questa volta attaccando polemicamente un terzo giornale: la testata di ispirazione
cattolica L’Unione.
Benedetto XV, con la sua riforma istituì la Giunta direttiva di Azione Cattolica |
La Risaia è
la prima a polemizzare con la testata cattolica il 12 giugno. La polemica nasce
da una richiesta fatta dalla Giunta dell’Azione Cattolica e poi sostenuta da L’Unione
al governo affinché «in base al decreto sulla censura della stampa, che “si
proceda contro le pubbliche bestemmie e negazioni della divinità”» (La Risaia 12 giugno ’15). Una espansione
della censura pubblica che La Risaia trova
del tutto inutile oltre che retrograda e pericolosa: «Noi siamo rispettosi di
tutte le idee, di tutte le fedi e ci inchiniamo davanti a credenti e
miscredenti (…) Diavolo! Le “pubbliche bestemmie” non ci sono mai piaciute:
neanche le “bestemmie in privato” ci vanno a fagiolo (…). Approfittare dello
eccezionale periodo attuale per chiedere procedimenti contro chi non la pensa a
modo dei clericali ci pare un po’ troppo davvero!». Non da ultimo, La Risaia fa notare come migliaia di
persone si siano dichiarati atei e non professanti alcuna religione «e tutti
costoro si dovrebbero sottoporre a procedimenti? Si è richiesta l’unione di
tutti i partiti, di tutte le fedi, e questa unione si è avuta. Perché scalzarla
con inopportune richieste, con intolleranze da medioevo?».
Critiche
simili e lo stesso appello a conservare l’unità viene mosso il giorno
successivo da La Sesia sempre a L’Unione. A causare la polemica è un
articolo de L’Unione in cui si
riconosceva la forza morale dei socialisti, passati dal pacifismo all'appoggio alla guerra, affermando che «resterebbe sempre vero, che le due grandi forze,
materiale e morale, per questa guerra furono da cattolici e socialisti» (La Sesia 20 giugno ’15). La Sesia risponde all'articolo difendendo
il patriottismo e il contributo dato fino a quel momento da liberali come
Salandra o Sonnino e alla «democrazia italiana, ribellatasi ad un insano
tenta
tivo, il quale avrebbe compromesso la dignità nazionale, e che fu sventato
prima dell’adesione dei cattolici e dei socialisti. Utile, prezioso, il vostro
aiuto: lo abbiamo detto noi, primi. Ma senza la ferma volontà dei liberali
costituzionali e democratici, la santa causa della redenzione delle terre
soggette all’Austria sarebbe rinviata all'infinito (…) Finiamola con tutto ciò
che può parere dissenso, e mostriamoci, tutti, operosi in quello che può,
invece, che deve unirci in una azione di concordia e di amore».
Don Luigi Sturzo, segretario della giunta ACI |
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