lunedì 10 agosto 2015

Giornali e polemiche. La Sesia e La Risaia contro il giornale L'Unione

Durante la metà di giugno sfocia una strana guerra tutta interna alla stampa locale Vercellese. Dopo i grandi appelli alla concordia di tutti in nome dell’unità nazionale, nei primi giorni di guerra nascono diverse polemiche tra alcune testate giornalistiche che rappresentano i principali schieramenti politici vercellesi. Polemiche naturalmente erano già nate tra il giornale socialista La Risaia e il liberale La Sesia. Ma entrambe le testate, come già capitato una settimana prima con la questione dei lavoratori nelle risaie, si trovarono a combattere unite, questa volta attaccando polemicamente un terzo giornale: la testata di ispirazione cattolica L’Unione.

Benedetto XV, con la sua riforma
istituì la Giunta direttiva di Azione Cattolica
La Risaia è la prima a polemizzare con la testata cattolica il 12 giugno. La polemica nasce da una richiesta fatta dalla Giunta dell’Azione Cattolica e poi sostenuta  da L’Unione al governo affinché «in base al decreto sulla censura della stampa, che “si proceda contro le pubbliche bestemmie e negazioni della divinità”» (La Risaia 12 giugno ’15). Una espansione della censura pubblica che La Risaia trova del tutto inutile oltre che retrograda e pericolosa: «Noi siamo rispettosi di tutte le idee, di tutte le fedi e ci inchiniamo davanti a credenti e miscredenti (…) Diavolo! Le “pubbliche bestemmie” non ci sono mai piaciute: neanche le “bestemmie in privato” ci vanno a fagiolo (…). Approfittare dello eccezionale periodo attuale per chiedere procedimenti contro chi non la pensa a modo dei clericali ci pare un po’ troppo davvero!». Non da ultimo, La Risaia fa notare come migliaia di persone si siano dichiarati atei e non professanti alcuna religione «e tutti costoro si dovrebbero sottoporre a procedimenti? Si è richiesta l’unione di tutti i partiti, di tutte le fedi, e questa unione si è avuta. Perché scalzarla con inopportune richieste, con intolleranze da medioevo?».


Critiche simili e lo stesso appello a conservare l’unità viene mosso il giorno successivo da La Sesia sempre a L’Unione. A causare la polemica è un articolo de L’Unione in cui si riconosceva la forza morale dei socialisti, passati dal pacifismo all'appoggio alla guerra, affermando che «resterebbe sempre vero, che le due grandi forze, materiale e morale, per questa guerra furono da cattolici e socialisti» (La Sesia 20 giugno ’15). La Sesia risponde all'articolo difendendo il patriottismo e il contributo dato fino a quel momento da liberali come Salandra o Sonnino e alla «democrazia italiana, ribellatasi ad un insano tenta
Don Luigi Sturzo, segretario della
giunta ACI
tivo, il quale avrebbe compromesso la dignità nazionale, e che fu sventato prima dell’adesione dei cattolici e dei socialisti. Utile, prezioso, il vostro aiuto: lo abbiamo detto noi, primi. Ma senza la ferma volontà dei liberali costituzionali e democratici, la santa causa della redenzione delle terre soggette all’Austria sarebbe rinviata 
all'infinito (…) Finiamola con tutto ciò che può parere dissenso, e mostriamoci, tutti, operosi in quello che può, invece, che deve unirci in una azione di concordia e di amore».

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