lunedì 17 agosto 2015

Censuriamo la Censura!

Con l’avanzare della guerra il nuovo governo di unità nazionale inizia a promulgare le prime legislazioni per la censura delle notizie e soprattutto contro «coloro che propalano notizie diverse da quelle ufficiali sulla difesa militare ed operazioni di guerra e contro coloro che danno false notizie sull'ordine pubblico, sulla economia nazionale e su fatti di pubblico interesse» (La Sesia, 25 giugno ’15). Il decreto promulgato dal governo prevede la reclusione fino a sei mesi e una multa che varia dalle cento alle mille lire per coloro che comunicano notizie diverse da quelle ufficiali rilasciate dal governo. Se poi il giudice ravvisa in questo tentativo di diffondere “false notizie” una volontà di turbare la pubblica tranquillità e di danneggiare i pubblici interessi, allora la pena poteva salire fino a due anni e fino a tremila lire di multa.
il titolo della Sesia sulla censura

Con un articolo di commento al testo del decreto, La Sesia decide di appoggiare sin da subito la decisione del governo, affermando che «in momenti difficilissimi e delicati come quello che attraversiamo (…) grandi doveri incombono su tutti. Doverosa è la cura di chi regge le sorti del paesi di impedire, con la propalazione di notizie false, la depressione dello spirito pubblico (…). Doveroso è per i cittadini obbedire (…).  È una provvida educazione civile e patriottica quella che si sta compiendo e a cui tutti dobbiamo concorrere: incominciando da noi della stampa. E per parte nostra, consci delle responsabilità, dell’ora come fummo saremo sempre ossequienti alle disposizioni della censura». Concetti che probabilmente avrebbero fatto tremare di indignazione giornalisti come Joseph Pulitzer, ma che in tempo di guerra erano e sono tuttora adottati in molti Paesi.

Il duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia
La Sesia, quindi, sceglie di appoggiare la censura e di farsi voce di quelle che saranno le “notizie ufficiali” provenienti dal governo, ma non può fare a meno di criticare, qualche giorno dopo, il fatto che la censura proibisca che sia turbata «La fiducia nel successo finale della nostra azione diplomatica e militare» (La Sesia 27 giugno’15). Come può, infatti, la censura pensare che sia possibile turbare la fiducia del popolo italiano, scrive La Sesia con un tono talmente altisonante da diventare quasi involontariamente ironica. Nell'articolo Antonio Salandra e Sydney Sonnino diventano uomini “prudenti e audaci" che hanno «saputo rialzare il prestigio dell’Italia in faccia al mondo», il Re Vittorio Emanuele III diventa il Re soldato che «si aggira incurante di pericoli e di disagi, sul fronte combattuto, vivendo la vita dei suoi soldati, dividendone le sorti». L’esercito, invece, riscuote grande fiducia per i suoi recenti successi nella guerra di Libia e dal comando di generali come Luigi Cadorna e il Duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia «il quale ha temprato l’anima e la fibra nelle prove più dure e più severe, che conobbe nelle vicinanze del Polo, i ghiacciai dell’Alaska e dell’Himalaya». Con queste persone alla guida dell’Italia, si chiede la Sesia, come si può dubitare? Quindi, meglio in questo caso che a essere censurata sia la censura stessa.


BONUS

Giovanni Tamiotti, il più vecchio
volontario d'Italia
Il 25 giugno su La Sesia, esce la foto di Giovanni Tamiotti, ottantaquattrenne valsesiano vice presidente della Società dei Veterani, “il più vecchio volontario d’Italia”. Nato nel 1831, si era arruolato nella brigata piemontese “Aosta la veja”a soli 17 anni nel 1848 contro l’Austria. «Ora – riporta il giornale – si è arruolato nuovamente per combattere l’ultima campagna di redenzione contro lo stesso nemico (…). Camminatore instancabile, quando si recò a Novara per arruolarsi fece di notte parecchi chilometri a piedi per prendere il primo treno a Varallo! È partito pel fronte, caporale in un reggimento di fanteria» (La Sesia 25 giugno ’15).

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