Con
l’avanzare della guerra il nuovo governo di unità nazionale inizia a promulgare
le prime legislazioni per la censura delle notizie e soprattutto contro «coloro
che propalano notizie diverse da quelle ufficiali sulla difesa militare ed
operazioni di guerra e contro coloro che danno false notizie sull'ordine pubblico, sulla economia nazionale e su fatti di pubblico interesse» (La Sesia, 25 giugno ’15). Il decreto
promulgato dal governo prevede la reclusione fino a sei mesi e una multa che
varia dalle cento alle mille lire per coloro che comunicano notizie diverse
da quelle ufficiali rilasciate dal governo. Se poi il giudice ravvisa in
questo tentativo di diffondere “false notizie” una volontà di turbare la
pubblica tranquillità e di danneggiare i pubblici interessi, allora la pena poteva salire fino a due anni e fino a tremila lire di multa.
il titolo della Sesia sulla censura |
Con
un articolo di commento al testo del decreto, La Sesia decide di appoggiare sin da subito la decisione del
governo, affermando che «in momenti difficilissimi e delicati come quello che
attraversiamo (…) grandi doveri incombono su tutti. Doverosa è la cura di chi
regge le sorti del paesi di impedire, con la propalazione di notizie false, la
depressione dello spirito pubblico (…). Doveroso è per i cittadini obbedire
(…). È una provvida educazione civile e
patriottica quella che si sta compiendo e a cui tutti dobbiamo concorrere:
incominciando da noi della stampa. E per parte nostra, consci delle
responsabilità, dell’ora come fummo saremo sempre ossequienti alle disposizioni
della censura». Concetti che probabilmente avrebbero fatto tremare di
indignazione giornalisti come Joseph Pulitzer, ma che in tempo di guerra erano
e sono tuttora adottati in molti Paesi.
Il duca degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia |
La Sesia,
quindi, sceglie di appoggiare la censura e di farsi voce di quelle che saranno
le “notizie ufficiali” provenienti dal governo, ma non può fare a meno di
criticare, qualche giorno dopo, il fatto che la censura proibisca che sia
turbata «La fiducia nel successo finale della nostra azione diplomatica e
militare» (La Sesia 27 giugno’15).
Come può, infatti, la censura pensare che sia possibile turbare la fiducia del
popolo italiano, scrive La Sesia con
un tono talmente altisonante da diventare quasi involontariamente ironica. Nell'articolo Antonio Salandra e Sydney Sonnino diventano uomini “prudenti e audaci" che hanno
«saputo rialzare il prestigio dell’Italia in faccia al mondo», il Re Vittorio
Emanuele III diventa il Re soldato che «si aggira incurante di pericoli e di
disagi, sul fronte combattuto, vivendo la vita dei suoi soldati, dividendone le
sorti». L’esercito, invece, riscuote grande fiducia per i suoi recenti successi
nella guerra di Libia e dal comando di generali come Luigi Cadorna e il Duca
degli Abruzzi Luigi Amedeo di Savoia «il quale ha temprato l’anima e la fibra
nelle prove più dure e più severe, che conobbe nelle vicinanze del Polo, i
ghiacciai dell’Alaska e dell’Himalaya». Con queste persone alla guida
dell’Italia, si chiede la Sesia, come si può dubitare? Quindi, meglio in questo
caso che a essere censurata sia la censura stessa.
BONUS
Giovanni Tamiotti, il più vecchio volontario d'Italia |
Il
25 giugno su La Sesia, esce la foto
di Giovanni Tamiotti, ottantaquattrenne valsesiano vice presidente della
Società dei Veterani, “il più vecchio volontario d’Italia”. Nato nel 1831, si
era arruolato nella brigata piemontese “Aosta la veja”a soli 17 anni nel 1848
contro l’Austria. «Ora – riporta il giornale – si è arruolato nuovamente per
combattere l’ultima campagna di redenzione contro lo stesso nemico (…).
Camminatore instancabile, quando si recò a Novara per arruolarsi fece di notte
parecchi chilometri a piedi per prendere il primo treno a Varallo! È partito
pel fronte, caporale in un reggimento di fanteria» (La Sesia 25 giugno ’15).
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