martedì 26 gennaio 2016

Scarponi e indumenti personali per i soldati



Il Ministero della guerra rendeva noto che a coloro che fossero stati richiamati e si fossero presentati con attrezzature di loro proprietà in buono stato, avrebbero ricevuto un compenso in denaro dallo Stato. Si consigliava di presentarsi agli uffici di reclutamento muniti di scarponi (“oggi noti come scarpe alpine”) chiodati, biancheria intima, una cintura dei pantaloni e un gilet di lana pesante. Il compenso in denaro sarebbe stato pagato immediatamente, e si andava dalle 2 lire per ogni paio di mutande di tela (4 se di lana) alle 16.50 lire degli scarponi, ai 20 centesimi per ogni fazzoletto.
Questi consigli davano ai soldati “il vantaggio di calzare scarpe già adattate al piede ed agevolerà in pari tempo le operazioni di vestizione presso i depositi, rendendole più spedite”, ma soprattutto sgravavano lo Stato dalla necessità di vestire e calzare ogni soldato, data la ridotta disponibilità di vestiti e calzature rispetto all’alto numero di soldati di cui si aveva bisogno.


 Da il Biellese del 29 settembre 2015

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