Il Ministero della guerra rendeva noto che a coloro che
fossero stati richiamati e si fossero presentati con attrezzature di loro
proprietà in buono stato, avrebbero ricevuto un compenso in denaro dallo Stato.
Si consigliava di presentarsi agli uffici di reclutamento muniti di scarponi
(“oggi noti come scarpe alpine”) chiodati, biancheria intima, una cintura dei
pantaloni e un gilet di lana pesante. Il compenso in denaro sarebbe stato
pagato immediatamente, e si andava dalle 2 lire per ogni paio di mutande di
tela (4 se di lana) alle 16.50 lire degli scarponi, ai 20 centesimi per ogni
fazzoletto.
Questi consigli davano ai soldati “il vantaggio di calzare
scarpe già adattate al piede ed agevolerà in pari tempo le operazioni di
vestizione presso i depositi, rendendole più spedite”, ma soprattutto
sgravavano lo Stato dalla necessità di vestire e calzare ogni soldato, data la
ridotta disponibilità di vestiti e calzature rispetto all’alto numero di
soldati di cui si aveva bisogno.
Da il Biellese del 29 settembre 2015
Nessun commento:
Posta un commento