lunedì 13 luglio 2015

I socialisti ripongono la bandiera rossa per il tricolore

Il titolo del giornale socialista Avanti! il giorno dello scoppio della guerra
L’entrata in guerra dell’Italia provoca gravi imbarazzi all’interno del partito che fino a quel momento si era battuto più di tutti per il non intervento italiano, quello Socialista. In realtà l’inizio della guerra aveva già causato il fallimento dell’Internazionale socialista poiché i partiti socialisti dei paesi europei, dopo l’agosto del 1914, avevano messo gli interessi nazionali davanti a quelli della classe operaia; lo stesso avviene ai socialisti italiani e di conseguenza anche a quelli Vercellesi.

L'avvocato Modesto Cugnolio,
tra i più influenti politici
socialisti del vercellese
 La Risaia, organo della Camera del Lavoro di Vercelli, ancora il 22 maggio riporta la notizia di una manifestazione nazionale contro la guerra deliberata dalla direzione del partito e tenutasi mercoledì sera 19 maggio presso la Casa del Popolo, dove i membri del partito vercellese avevano spiegato «minutamente ed esaurientemente le ragioni del neutralismo socialista, da non confondersi con quello clericale - che non ha altro scopo che di favorire l’Austria – neutralismo che quindi sparirebbe subito se si trattasse di andare contro la Francia» (La Risaia 22 maggio ’15). Ma già nel consiglio comunale straordinario del 23 maggio i socialisti sono costretti a cambiare strada e a dare il loro appoggio al conflitto. Pur ricordando gli sforzi fatti per evitare l’entrata in guerra italiana, il consigliere e deputato socialista Modesto Cugnolio è costretto ad ammettere che «il volere della maggioranza doveva prevalere sulla minoranza socialista che voleva difendere la pace» (La Risaia 29 maggio ’15). Per questo, da quel momento in poi ogni lotta tra «i lavoratori delle officine e quelli della terra da un lato e dall'altro i detentori del capitale che prendevano per sé troppa parte del frutto del lavoro oggi devono tacere. Dobbiamo nell'interesse di tutti, dei capitalisti come dei lavoratori, impedire che il nemico invada la terra nostra (…). Oggi ogni divisione è finita, non per l’invito di alcuno, ma perché compiuto tutto il possibile per evitare la guerra intraprenderemo con tranquilla coscienza l’opera diventata necessaria» (La Risaia 29 maggio ’15). Lotta di classe e l’unità delle nazioni attraverso l’Internazionale operaia diventano quindi obiettivi ormai secondari di fronte alla necessità di difendere la patria dallo straniero. 

L’ambiguità della posizione socialista, e la difficoltà degli stessi si manifesta apertamente proprio su La Risaia del 29 maggio, che oltre a riportare il discorso di Cugnolio è costretta a riportare anche un’intervista a quest’ultimo, in risposta ai titoli di diversi giornali nazionali che lo indicavano come interventista. Cugnolio si giustifica affermando che i giornali hanno riportato solo parte delle sue idee sovrapponendovi poi un titolo “a sensazione”. In realtà lui ha sempre votato contro la guerra, mentre ora sta solo seguendo le direttive votate dal Partito all'unanimità secondo le quali i socialisti non avrebbero sabotato la guerra ma «avrebbero fatto il loro dovere di cittadini, ciò che del resto doveva presumersi senza bisogno di discussione né di voto» (La Risaia 29 maggio ’15).
L'Avanti! del 24 maggio 1915, giorno dell'entrata
in guerra dell'Italia



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