Ferrovie al fronte (fonte www.14-18.it) |
Mentre si avvicina il quarto mese di
guerra, i problemi del “fronte interno” vercellese si fanno sempre più
pressanti. Il Vercellese, nei primi mesi di guerra, aveva già dovuto affrontare
problemi legati alla chiusura delle esportazioni che impedivano di poter
smerciare le derrate del riso e i lunghi bracci di ferro per la regolamentazione
dei contratti di schiavenza (proprio a fine agosto giunge un decreto
luogotenenziale che permette a coloni, affitta voli e salariati fissi di poter
prorogare i contratti di lavoro che causa un acceso dibattito sugli oneri di
lavoratori e datori di lavoro), influenzati dalla partenza degli uomini verso
il fronte. Ora un nuovo problema si presenta ponendo un ulteriore ostacolo nei
campi già pericolanti dell’industria e del commercio.
Trasporto rifornimenti (fonte www.14-18.it) |
I problemi riguardano la gestione dei
treni fatta dalle Ferrovie di Stato e, più di preciso, della mancanza di vagoni
che impongono un freno alle esportazioni. Le Ferrovie di Stato erano state
protagoniste dell’iniziale mobilitazione dell’esercito e del trasporto delle
truppe verso il fronte, e in questo compito, conferma anche La Sesia, «le Ferrovie di Stato si sono
veramente fatto onore» (La Sesia, 29 agosto ’15). Ma ormai la
mobilitazione delle truppe si è conclusa e quindi l’amministrazione ferroviaria
ora «dovrebbe poter provvedere alle ridotte esigenze dell’esercito ed a quelle-
che sono pure legittime, trattandosi degli interessi economici del paese,
trattandosi degli interessi economici del paese in un momento così grande – del
commercio e dell’industria. Tanto più che, pur troppo, anche le richieste del
commercio sono ridotte». Ma poiché «le magre ragioni dell’amministrazione
ferroviaria per giustificare questo stato di cose che neppure lo stato di
guerra può spiegare», le associazioni decidono di protestare presso
l’amministrazione delle Ferrovie di Stato.
Carri treno con pezzi di artiglieria (fonte www.14-18.it) |
La prima a muovere passi concreti è il
Casino di Commercio di Vercelli, associazione agricola e commerciale
vercellese, che invia alla direzione di Torino delle Ferrovie di Stato un
telegramma in cui si protesta nuovamente la mancanza di vagoni nella stazione
di Vercelli e l’obbligo appena introdotto di frazionare i vagoni (che aggrava
le spese di trasporto). La richiesta è quindi quella di fornire il prima
possibile un invio di vagoni che possano aiutare a consegnare le merci ai
destinatari. Si muovono anche le istituzioni, e il 24 agosto il sindaco di
Vercelli, Piero Lucca, riferisce la risposta che a lui giunge da Torino alla
richiesta del Casino. Le Ferrovie rimarcano ancora le difficoltà di reperire
vagoni dovute principalmente alla guerra e al loro utilizzo militare. Ma si
difendono ricordando che «alla stazione di Vercelli, nel periodo dal 16 al 20
corrente, sono stati caricati ben 291 carri, ciò dimostra che si fa tutto il
possibile per fornire il materiale corrente». Tuttavia, le Ferrovie di Stato
terranno presente le richieste dell’associazione in modo da fornire un maggior
numero di vagoni. Perché in fondo, come ricorda La Sesia «la crisi commerciale attuale, conseguenza inevitabile e
provveduta della guerra, non dovrebbe essere aggravata dalle difficoltà degli
scambi».
Nessun commento:
Posta un commento