lunedì 12 ottobre 2015

Le richieste alle Ferrovie di Stato: "Dateci più vagoni!"

Ferrovie al fronte (fonte www.14-18.it)
Mentre si avvicina il quarto mese di guerra, i problemi del “fronte interno” vercellese si fanno sempre più pressanti. Il Vercellese, nei primi mesi di guerra, aveva già dovuto affrontare problemi legati alla chiusura delle esportazioni che impedivano di poter smerciare le derrate del riso e i lunghi bracci di ferro per la regolamentazione dei contratti di schiavenza (proprio a fine agosto giunge un decreto luogotenenziale che permette a coloni, affitta voli e salariati fissi di poter prorogare i contratti di lavoro che causa un acceso dibattito sugli oneri di lavoratori e datori di lavoro), influenzati dalla partenza degli uomini verso il fronte. Ora un nuovo problema si presenta ponendo un ulteriore ostacolo nei campi già pericolanti dell’industria e del commercio.

Trasporto rifornimenti (fonte www.14-18.it)
I problemi riguardano la gestione dei treni fatta dalle Ferrovie di Stato e, più di preciso, della mancanza di vagoni che impongono un freno alle esportazioni. Le Ferrovie di Stato erano state protagoniste dell’iniziale mobilitazione dell’esercito e del trasporto delle truppe verso il fronte, e in questo compito, conferma anche La Sesia, «le Ferrovie di Stato si sono veramente fatto onore» (La Sesia, 29 agosto ’15). Ma ormai la mobilitazione delle truppe si è conclusa e quindi l’amministrazione ferroviaria ora «dovrebbe poter provvedere alle ridotte esigenze dell’esercito ed a quelle- che sono pure legittime, trattandosi degli interessi economici del paese, trattandosi degli interessi economici del paese in un momento così grande – del commercio e dell’industria. Tanto più che, pur troppo, anche le richieste del commercio sono ridotte». Ma poiché «le magre ragioni dell’amministrazione ferroviaria per giustificare questo stato di cose che neppure lo stato di guerra può spiegare», le associazioni decidono di protestare presso l’amministrazione delle Ferrovie di Stato.


Carri treno con pezzi di artiglieria (fonte www.14-18.it)
La prima a muovere passi concreti è il Casino di Commercio di Vercelli, associazione agricola e commerciale vercellese, che invia alla direzione di Torino delle Ferrovie di Stato un telegramma in cui si protesta nuovamente la mancanza di vagoni nella stazione di Vercelli e l’obbligo appena introdotto di frazionare i vagoni (che aggrava le spese di trasporto). La richiesta è quindi quella di fornire il prima possibile un invio di vagoni che possano aiutare a consegnare le merci ai destinatari. Si muovono anche le istituzioni, e il 24 agosto il sindaco di Vercelli, Piero Lucca, riferisce la risposta che a lui giunge da Torino alla richiesta del Casino. Le Ferrovie rimarcano ancora le difficoltà di reperire vagoni dovute principalmente alla guerra e al loro utilizzo militare. Ma si difendono ricordando che «alla stazione di Vercelli, nel periodo dal 16 al 20 corrente, sono stati caricati ben 291 carri, ciò dimostra che si fa tutto il possibile per fornire il materiale corrente». Tuttavia, le Ferrovie di Stato terranno presente le richieste dell’associazione in modo da fornire un maggior numero di vagoni. Perché in fondo, come ricorda La Sesia «la crisi commerciale attuale, conseguenza inevitabile e provveduta della guerra, non dovrebbe essere aggravata dalle difficoltà degli scambi».



 

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