Antonio Salandra |
All'inizio di agosto giunge a Vercelli la
notizia che il Ministero delle Finanze, guidato da Edoardo Daneo, ha concesso
l’esportazione di frutta fresca oltre confine in tutti i Paesi tranne quelli
che sono in guerra con l’Italia. Una notizia che provoca un certo disappunto
verso il Governo, visto che è ancora in vigore la legge che proibisce la
vendita dei raccolti di riso in eccesso all'estero e la mancanza della proroga
della riduzione ferroviaria concessa ai mietitori di grano ma che invece non
era stato concesso a quelli di riso «rifiuto giustificato con l’affermazione,
contraddicente ai motivi allegati per il divieto di esportazione, che pel riso
non trattasi di un interesse generale d’Italia» (La Sesia, 6 agosto ’15).
Edoardo Daneo, ministro delle finanze |
Per questo motivo il presidente
dell’Associazione degli Agricoltori, Carlo Arborio Conte di Gattinara, decide
di mandare un Memorandum al governo
Salandra per convincerlo a prendere provvedimenti in favore del mercato
risicolo. Arborio si lamenta per una «ormai costante dell’immeritato diffidente
preconcetto che anche al R. Governo si ha contro la risicoltura (…) dalle
facilitazioni della moratoria, proprio e soltanto gli agricoltori furono
esclusi; che quando fu dimostrato, sulle basi dei bollettini del Ministero
delle finanze, l’eccesso di oltre due milioni di quintali sul fabbisogno
normale interno, fu negata l’esportazione del riso anche per le neutrali
Americhe». Ma queste non sono le uniche cose che venivano imputate al Governo.
Nessuna risposta era giunta alla richiesta di facilitazioni per la ricerca e
per lo spostamento dei mietitori; degli oltre duemila cavalli richiesti per il
raccolto solo quarantatré erano stati concessi dall'esercito. La richiesta era
quella di interessarsi alle vicende del territorio e «interporre la propria
grande influenza presso i competenti ministeri per la concessione di una
parziale, almeno, esportazione del riso eccedente, e cioè di quei tipi di
lusso».
Fabrizio Maffi deputato socialista |
A lamentarsi, anche se per motivi
diversi, è anche La Risaia che punta
l’indice contro la poca efficacia dei Comitati di soccorso che non riescono a
raccogliere abbastanza fondi per poter effettivamente dare una mano ai più
bisognosi. Il giornale socialista afferma che questi sono più utili ai padroni
che «pagano volentieri qualche biglietto da dieci lire, ma non il decimo del
loro reddito – mentre nel vercellese ci sono – povere donne di richiamati che all'inizio della monda si coricarono pel parto e quindi nulla poterono
guadagnare» (La Risaia, 7 agosto
’15). Il giornale socialista fa appello al deputato, anch'esso socialista,
Fabrizio Maffi, affinché invece di sostenere i Comitati spinga i politici socialisti vercellesi a unirsi e a spingere per riuscire a trovare i mezzi per
finanziare i più poveri. In caso di ostacolo da parte delle autorità tutorie o
del Governo, la risposta dovrebbero essere le dimissioni di massa dalle
amministrazioni comunali, in modo da «lasciare ogni responsabilità alla
borghesia, ai suoi partiti, al Governo, della situazione da essi creata», oltre
a creare una spaccatura nella concordia nazionale necessaria a un periodo di
guerra
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