martedì 22 settembre 2015

I vercellesi contro il governo Salandra

Antonio Salandra
All'inizio di agosto giunge a Vercelli la notizia che il Ministero delle Finanze, guidato da Edoardo Daneo, ha concesso l’esportazione di frutta fresca oltre confine in tutti i Paesi tranne quelli che sono in guerra con l’Italia. Una notizia che provoca un certo disappunto verso il Governo, visto che è ancora in vigore la legge che proibisce la vendita dei raccolti di riso in eccesso all'estero e la mancanza della proroga della riduzione ferroviaria concessa ai mietitori di grano ma che invece non era stato concesso a quelli di riso «rifiuto giustificato con l’affermazione, contraddicente ai motivi allegati per il divieto di esportazione, che pel riso non trattasi di un interesse generale d’Italia» (La Sesia, 6 agosto ’15).

Edoardo Daneo, ministro delle
finanze
Per questo motivo il presidente dell’Associazione degli Agricoltori, Carlo Arborio Conte di Gattinara, decide di mandare un Memorandum al governo Salandra per convincerlo a prendere provvedimenti in favore del mercato risicolo. Arborio si lamenta per una «ormai costante dell’immeritato diffidente preconcetto che anche al R. Governo si ha contro la risicoltura (…) dalle facilitazioni della moratoria, proprio e soltanto gli agricoltori furono esclusi; che quando fu dimostrato, sulle basi dei bollettini del Ministero delle finanze, l’eccesso di oltre due milioni di quintali sul fabbisogno normale interno, fu negata l’esportazione del riso anche per le neutrali Americhe». Ma queste non sono le uniche cose che venivano imputate al Governo. Nessuna risposta era giunta alla richiesta di facilitazioni per la ricerca e per lo spostamento dei mietitori; degli oltre duemila cavalli richiesti per il raccolto solo quarantatré erano stati concessi dall'esercito. La richiesta era quella di interessarsi alle vicende del territorio e «interporre la propria grande influenza presso i competenti ministeri per la concessione di una parziale, almeno, esportazione del riso eccedente, e cioè di quei tipi di lusso».


Fabrizio Maffi
deputato socialista
A lamentarsi, anche se per motivi diversi, è anche La Risaia che punta l’indice contro la poca efficacia dei Comitati di soccorso che non riescono a raccogliere abbastanza fondi per poter effettivamente dare una mano ai più bisognosi. Il giornale socialista afferma che questi sono più utili ai padroni che «pagano volentieri qualche biglietto da dieci lire, ma non il decimo del loro reddito – mentre nel vercellese ci sono – povere donne di richiamati che all'inizio della monda si coricarono pel parto e quindi nulla poterono guadagnare» (La Risaia, 7 agosto ’15). Il giornale socialista fa appello al deputato, anch'esso socialista, Fabrizio Maffi, affinché invece di sostenere i Comitati spinga i politici socialisti vercellesi a unirsi e a spingere per riuscire a trovare i mezzi per finanziare i più poveri. In caso di ostacolo da parte delle autorità tutorie o del Governo, la risposta dovrebbero essere le dimissioni di massa dalle amministrazioni comunali, in modo da «lasciare ogni responsabilità alla borghesia, ai suoi partiti, al Governo, della situazione da essi creata», oltre a creare una spaccatura nella concordia nazionale necessaria a un periodo di guerra 

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