Con i post fin qui pubblicati abbiamo
visto come l’inizio della guerra abbia influenzato la vita di tanti vercellesi.
Mariti, fratelli e figli mandati al fronte, problemi lavorativi dovuti a
mancanza di introiti o troppe spese. Ma la guerra nel vercellese non colpisce
solamente la popolazione, ma anche alcuni “ospiti” stranieri; uno di essi è
Rassim Ahmed, giovane ingegnere di 26 anni di origine straniera.
Il titolo della Sesia il 10 luglio |
Nato nel 1889 a Tripoli di Siria da
Mohamet Finzi e Fatima Zuhra, Rassim Ahmed aveva studiato presso la Scuola
coloniale di Tunisi; lì era venuto a sapere, da due compagni indocinesi, della
Stazione sperimentale di Risicoltura e delle Coltivazioni Irrigue di Vercelli.
La Stazione era nata nel 1908 grazie alla volontà delle “Associazioni fra gli
agricoltori di Novara e Vercelli e l’Associazione d’irrigazione dell’Agro
all’Ovest del Sesia”. Il giovane Rassim Ahmed era riuscito a ottenere una borsa
di studio dal suo governo e una lettera di raccomandazione dell’Istituto
internazionale di agricoltura italiano per venire a studiare nel Vercellese. Quindi, era giunto a Vercelli per
studiare la coltura del riso presso la Stazione dove, secondo quanto riporta La Sesia «si era conquistata la stima
dei dirigenti della Stazione e la benevolenza di numerosi amici» (La Sesia 11 luglio ’15); ma con l’inizio
della guerra tutto ciò finisce. Il Governo, infatti, emette un ordine che
impone speciali obblighi a determinati
individui ritenuti pericolosi alla sicurezza delle ferrovie. A Vercelli quattro
persone sono colpite da questo provvedimento che impedisce loro di avvicinarsi a treni, ferrovie e stazioni senza il permesso delle autorità; tra questi anche Rassim che finisce
per essere arrestato nella stazione ferroviaria poichè "colto in flagrante" mentre si stava recando
in treno fuori Vercelli con alcuni colleghi. Processato per direttissima, il
giovane ingegnere viene condannato a due
giorni di reclusione.
L'attuale centro CRA-RIS |
Riportando la notizia dell’arresto del
ragazzo, La Sesia commenta in modo
sferzante che nonostante il ragazzo sia «a modo, studioso, corretto (…) in
tempo di guerra tutte queste buone qualità contano solo fino a un certo punto,
ed i sospetti sono facili e facilmente giustificabili. Il giovane Rassim Ahmed
ebbe il torto di dimenticare che se fra la Turchia e l’Italia lo stato di
guerra non è dichiarato, è però latente e virtuale: che i nostri connazionali
in Turchia sono vessati ed espulsi: che in Libia la ribellione degli indigeni è
promossa e diretta da ufficiali turchi: ebbe il torto di non ricordare che se è
vero che “gli amici dei nostri amici sono nostri amici non è meno vero anche il
contrario»(La Sesia, 11 Luglio 1915). Il giornale, quindi, non si limita solamente a riportare la notizia
dell’arresto, ma aggiunge anche un tono “patriottico” condannando le gesta di
Rassim, reo secondo il giornale di non aver capito che «il dolce clima italiano
– malgrado la civile ospitalità del nostro paese - non era più troppo confacente per dei polmoni
ottomani, ed avrebbe forse dovuto rimandare a dopo la pace i suoi studi sulla
coltura del riso »(anche se questi ultimi, in realtà, erano iniziati prima della guerra). Il tono usato è certamente pesante e forse lo
stesso giornale se ne accorge e corregge il tiro due giorni dopo. Rassim,
infatti, nonostante avesse dovuto essere rilasciato sabato 10 luglio ancora il
martedì successivo risulta essere internato e a disposizione di ordini
dall’alto, vista la sua condizione di straniero. La Sesia quindi abbandona il tono “patriottico” per uno più
giornalistico chiedendo «senza voler discutere le disposizioni dell’autorità in
momenti gravi e difficili come l’attuale» (La
Sesia 13 luglio ’15) l’immediata scarcerazione perché «pare a noi poco
umano prolungare oltre misura la privazione della libertà personale di un
giovane che il suo errore – perché non può essere stato che un errore – ha già
duramente scontato con due giorni di detenzione: due secoli per una persona
onesta ed a modo, la quale non ha altro torto all'infuori di quello di essere
straniero». Alla fine l’avventura di Rassim a Vercelli termina in modo brusco;
il ragazzo, infatti, venne espulso e portato in Svizzera pochi giorni dopo.
La notizia dell'espatrio data dalla Sesia |
Nessun commento:
Posta un commento