mercoledì 2 settembre 2015

Avventure di un giovane turco nella Vercelli del 1915.

Con i post fin qui pubblicati abbiamo visto come l’inizio della guerra abbia influenzato la vita di tanti vercellesi. Mariti, fratelli e figli mandati al fronte, problemi lavorativi dovuti a mancanza di introiti o troppe spese. Ma la guerra nel vercellese non colpisce solamente la popolazione, ma anche alcuni “ospiti” stranieri; uno di essi è Rassim Ahmed, giovane ingegnere di 26 anni di origine straniera.

Il titolo della Sesia il 10 luglio
Nato nel 1889 a Tripoli di Siria da Mohamet Finzi e Fatima Zuhra, Rassim Ahmed aveva studiato presso la Scuola coloniale di Tunisi; lì era venuto a sapere, da due compagni indocinesi, della Stazione sperimentale di Risicoltura e delle Coltivazioni Irrigue di Vercelli. La Stazione era nata nel 1908 grazie alla volontà delle “Associazioni fra gli agricoltori di Novara e Vercelli e l’Associazione d’irrigazione dell’Agro all’Ovest del Sesia”. Il giovane Rassim Ahmed era riuscito a ottenere una borsa di studio dal suo governo e una lettera di raccomandazione dell’Istituto internazionale di agricoltura italiano per venire a studiare nel Vercellese. Quindi, era giunto a Vercelli per studiare la coltura del riso presso la Stazione dove, secondo quanto riporta La Sesia «si era conquistata la stima dei dirigenti della Stazione e la benevolenza di numerosi amici» (La Sesia 11 luglio ’15); ma con l’inizio della guerra tutto ciò finisce. Il Governo, infatti, emette un ordine che impone speciali obblighi a determinati individui ritenuti pericolosi alla sicurezza delle ferrovie. A Vercelli quattro persone sono colpite da questo provvedimento che impedisce loro di avvicinarsi a treni, ferrovie e stazioni senza il permesso delle autorità; tra questi anche Rassim che finisce per essere arrestato nella stazione ferroviaria poichè "colto in flagrante" mentre si stava recando in treno fuori Vercelli con alcuni colleghi. Processato per direttissima, il giovane ingegnere viene condannato a due giorni di reclusione.




L'attuale centro CRA-RIS
Riportando la notizia dell’arresto del ragazzo, La Sesia commenta in modo sferzante che nonostante il ragazzo sia «a modo, studioso, corretto (…) in tempo di guerra tutte queste buone qualità contano solo fino a un certo punto, ed i sospetti sono facili e facilmente giustificabili. Il giovane Rassim Ahmed ebbe il torto di dimenticare che se fra la Turchia e l’Italia lo stato di guerra non è dichiarato, è però latente e virtuale: che i nostri connazionali in Turchia sono vessati ed espulsi: che in Libia la ribellione degli indigeni è promossa e diretta da ufficiali turchi: ebbe il torto di non ricordare che se è vero che “gli amici dei nostri amici sono nostri amici non è meno vero anche il contrario»(La Sesia, 11 Luglio 1915). Il giornale, quindi, non si limita solamente a riportare la notizia dell’arresto, ma aggiunge anche un tono “patriottico” condannando le gesta di Rassim, reo secondo il giornale di non aver capito che «il dolce clima italiano – malgrado la civile ospitalità del nostro paese -  non era più troppo confacente per dei polmoni ottomani, ed avrebbe forse dovuto rimandare a dopo la pace i suoi studi sulla coltura del riso »(anche se questi ultimi, in realtà, erano iniziati prima della guerra).  Il tono usato è certamente pesante e forse lo stesso giornale se ne accorge e corregge il tiro due giorni dopo. Rassim, infatti, nonostante avesse dovuto essere rilasciato sabato 10 luglio ancora il martedì successivo risulta essere internato e a disposizione di ordini dall’alto, vista la sua condizione di straniero. La Sesia quindi abbandona il tono “patriottico” per uno più giornalistico chiedendo «senza voler discutere le disposizioni dell’autorità in momenti gravi e difficili come l’attuale» (La Sesia 13 luglio ’15) l’immediata scarcerazione perché «pare a noi poco umano prolungare oltre misura la privazione della libertà personale di un giovane che il suo errore – perché non può essere stato che un errore – ha già duramente scontato con due giorni di detenzione: due secoli per una persona onesta ed a modo, la quale non ha altro torto all'infuori di quello di essere straniero». Alla fine l’avventura di Rassim a Vercelli termina in modo brusco; il ragazzo, infatti, venne espulso e portato in Svizzera pochi giorni dopo.
La notizia dell'espatrio data dalla Sesia 


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