Le
discussioni più accese del periodo estivo furono quelle relative al prezzo del
pane. Questo problema, che colpiva tutti gli strati della popolazione, era
particolarmente sentito da ogni parte politica, che chiedeva l’intervento del
governo centrale per un calmiere sui prezzi dei generi di prima necessità.
Nonostante i calmieri già esistenti dal 1914, infatti, il prezzo di grano e
pane era costantemente cresciuto, soprattutto dopo l’ingresso in guerra
dell’Italia. Come abbiamo già scritto, il problema della carenza degli uomini
per la mietitura aveva creato disagi e costi aggiuntivi, ma il problema più
grave era quello creato dalle speculazioni che alcuni coltivatori e mugnai
facevano, razionando il grano per avere maggiori guadagni. La giunta comunale più
volte si appellò al parlamento perché volesse porre calmieri sui prezzi e
perché chiarisse i prezzi e le quantità del grano importato dall’estero proprio
per evitare il rischio di speculazioni. Il problema fu parzialmente risolto con
l’emanazione di nuove leggi sul calmiere e grazie all’intervento del Consorzio
Granario Provinciale che si fece distributore ufficiale di grani e farine per
la provincia.
Concerie e calzaturifici per
l’esercito
Un Regio
decreto ordinò che le concerie e i calzaturifici aumentassero la produzione di
calzature, in particolare di scarponi, per le forniture militari. Si chiedeva
di produrre tutto il possibile per andare incontro alle pressanti esigenze del
Regio esercito, che non riusciva a sopperire nemmeno grazie alle forniture
portate dagli stessi richiamati.
Il primo morto all’ospedale di
Biella
Col
passare delle settimane l’ospedale militare di Biella iniziò a svuotarsi per le
avvenute guarigioni dei soldati, che furono, quindi, reinviati al fronte. Ma il
ricambio era continuo e nonostante molti tornassero a combattere altrettanti ne
prendevano il posto, sempre accolti da grandi segni di affetto da tutta la
popolazione. Segnaliamo il nome del primo deceduto dopo il ricovero
nell’ospedale cittadino: Camillo Marzarino, alpino di 50 anni, originario di
Asti. Giunto dal fronte con gravi ferite al braccio, si spense nell’ospedale e
tutte le autorità cittadine parteciparono ai funerali e al cordoglio del primo
caduto per la guerra in terra biellese. Nei giorni successivi il vescovo di
Biella e l’Arcivescovo di Vercelli fecero visita ai malati ricoverati portando
parole di conforto.
La guerra al cinema
Il
Cinema Edison di Biella ospitò “la grandiosa pellicola” documentario dal titolo
La guerra Europea, con immagini prese
“dal vero, quindi interessantissima”. I
73 quadri che compongono la pellicola erano filmati in tutti i teatri bellici
europei, dalla Germania alla Russia, dal Belgio alla Serbia, dall’Austria all’Italia.
Uno dei punti più rimarchevoli del documentario erano gli effetti dei colpi di
mortaio da 420 nelle città di Liegi ed Anversa. Queste immagini erano rese
ancor più vivide dall’esposizione di uno di questi proiettili da 420 mm nella
vetrina di un negozio di via Umberto (oggi via Italia) per volere della
Direzione del Cinema Edison stesso.
Da il Biellese del 24 novembre 2015