Nei mesi di guerra sono tante le storie
personali di soldati che vengono raccontate sui giornali, per avvicinare la
popolazione ai propri cari in guerra e unire virtualmente popolazione e fronte
di guerra. Tra queste, una di quelle più particolari viene raccontata su La Sesia nei primi giorni di gennaio,
sotto un titolo che ha del soprannaturale: “Un morto risuscitato”.
La vicenda arriva da Desana e riguarda
uno dei suoi giovani soldati mandati al fronte: Giuseppe Provina: «fuciliere
della classe 1895, che trovavasi al fronte, è un giovanotto bello e
rubicondo, ma non troppo ferrato nel leggere e nello scrivere; per questa
ragione, quando voleva dar notizie ai suoi cari ricorreva ai compagni» (La Sesia, 14 gennaio ’16). La penultima
lettera inviata dal fuciliere Provina ai propri cari è «in data 3 dicembre,
scritta da un altro – ma con la firma del soldato stesso -. L’ultima del 19 dello stesso mese, non
portava la sua firma in calce ed era improntata a grande tristezza: pareva
destinata a preparare i suoi cari ad una dolorosa notizia». Da quel momento
non arriva più al paese alcuna notizia fino al 28 dicembre, quando
dall’Austria via Roma giunge a Desana un telegramma che porta «la desolazione
nella casa dei Provina. Il loro Pinot,
così buono così adorato dai suoi cari, era stato raccolto dai nemici sul campo
di battaglia». Mentre le due sorelle del
Provina accettano la notizia e si vestono a lutto, lo stesso non accade
con la madre che «non volle saperne del lutto: nel suo materno intuito non si
fidava di quella notizia, e soffocando in gola e le lagrime, serbava in cuore
con la speranza di rivedere il suo diletto».
La madre, quindi, inizia a scrivere
lettere per avere informazioni precise dal fronte: il primo a essere
interpellato è un caporale del reggimento del figlio, l’autore dell’ultima
lettera di Giuseppe; poi lettere vengono scritte anche agli altri Desanesi che
in quel momento si trovano al fronte nello stesso reggimento del figlio. Dal
fronte, però, non giungono delle risposte alle richieste della madre. Qualcosa inizia a muoversi solamente il 4
gennaio. «La signora Varalda vedova Ferraris, presidente il Comitato desanese
pro soldati, ricevette una lettera di ringraziamento del Provina ma non con la
sua firma». La signora ne da annuncio alla famiglia, che però non è convinta.
Il fatto che la lettera non riporti la firma di Giuseppe da il là al sospetto
che qualcuno possa essersi appropriato degli indumenti inviati per Giuseppe e
ora stia rispondendo usando il suo nome. Il mistero viene risolto pochi giorni
dopo. «Domenica scorsa ogni dubbio fu tolto, ogni dolore fu consolato: col tram
delle 9, inaspettato, giunse a Desana, il bravo Provina, fra la meraviglia e la
gioia dei suoi compaesani, che lo accompagnarono festanti alla casa paterna».
La storia così finisce, con un lieto fine e con la gioia per la tutta la famiglia
Provina, riunita dopo giorni di sofferenza.
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