giovedì 10 dicembre 2015

Nelle scuole vercellesi non si serve più minestra! La crisi del patronato scolastico


Tra i vari disagi laterali causati dalla guerra ci sono anche quelli che colpiscono la scuola e l’istruzione. Questa, soprattutto nella città di Vercelli, era già stata messa sotto pressione durante l’estate quando parte dei plessi scolastici erano stati sequestrati e usati come locali per l’ospedale militare della città. Situazione risolta grazie all'intervento del sindaco Piero Lucca che era riuscito a ottenere di liberare almeno gli edifici del Convitto Dal Pozzo e degli Istituti “Camillo Cavour” e “Giuseppe Mazzini”. Ora, a pochi mesi dall’inizio della scuola, una nuova questione si apre sul fronte scuola, quella del Patronato scolastico.

L'Istituto Cavour
Cos'è il patronato scolastico? Si tratta di una istituzione nata verso la fine del XIX secolo allo scopo di incentivare la scolarizzazione elargendo anche, dove è necessario, contributi di carattere economico. All'inizio del 1913 questi patronati vengono istituiti nei comuni con lo scopo di fornire assistenza agli alunni delle scuole elementari attraverso la creazione di mense scolastiche, sussidi per vestiti e distribuzione di materiale didattico e di cancelleria. Proprio sulla mensa si scatena la polemica. Il 23 ottobre esce su La Risaia un articolo che protesta per la modifica imposta dal sindaco Piero Lucca sulla refezione concessa dal patronato scolastico che «negli anni scorsi consisteva in una bella scodella fumante di ottima minestra – mentre ora – si distribuirà d’ora innanzi la fettina di salame od il pezzetto di formaggio» (La Risaia 23 ottobre ’15). Un cambiamento che potrebbe fare piacere ai ragazzi, ma che invece non farà di certo piacere alle famiglie, che preferirebbero del cibo caldo per i propri figli. Il problema è che l’alto prezzo del carbone avrebbe comportato un costo per il pasto, un costo che il Comune (che sostiene la maggioranza delle spese del patronato, circa 21.000 lire) inizia a farsi troppo pesante. Servirebbe l’aiuto dei “padroni”, ma questi contribuiscono solamente con 690 lire, troppo poco secondo La Risaia che vorrebbe che il Comune spinga per ottenere più fondi da loro.


Un francobollo "Pro Patronato"
(fonte www.delcampe.net)
Su questo argomento il giornale socialista riceve l’appoggio anche della Sesia, perché il patronato è un’istituzione che merita «tutta l’attenzione del pubblico in una città che abbia coscienza dell’importanza della scuola. In tanto su può con rigore pretendere la stretta osservanza, da parte delle classi popolari, dell’obbligo scolastico» (La Sesia, 24 ottobre ’15). Per questo motivo questo deve essere curato, e se il motivo per cui la refezione scolastica è passata da calda a fredda è solo finanziario, allora è necessario ampliare la disponibilità finanziaria del Patronato. Anzi «noi vorremmo che l’appello per creare nuovi sostenitori al Patronato fosse periodico, almeno annuale». Lo scopo, secondo La Sesia, soprattutto in un momento tale di difficoltà dovrebbe essere quello di ampliare la base dei “padroni” che forniscono finanziamenti al patronato e non dileggiare e chiedere ancora di più a quelli che lo fanno già. Anche perché, fa notare La Sesia «se si verificassero le liste dei maltrattati padroni si vedrebbe che sono, su per giù, sempre gli stessi volenterosi contribuenti di tutte le buone iniziative cittadine; mentre mancano nelle loro file molti che avrebbero obbligo morale di esservi inclusi».  Poiché, come ricorda La Risaia: «Pur ammirando l'abnegazione e lo zelo dei pochi che al patronato diedero soldi e fatiche, e l'altruismo degli amministratori che gratuitamente diedero l'opera loro, del segretario cav. Defilippi, che - ci assicurano - per lunghi anni  si sobbarcò  ad ingenti carichi senza riscuotere neppur un baiocco di assegno (...) Con tutto ciò, ripetiamo, non si dileggia alcuno affermando che 690 lire raccolte da una così ostinata federazione di benefattori son pochine pochine...» (La Risaia, 30 ottobre '15)

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