Tra i vari disagi laterali causati dalla
guerra ci sono anche quelli che colpiscono la scuola e l’istruzione. Questa,
soprattutto nella città di Vercelli, era già stata messa sotto pressione
durante l’estate quando parte dei plessi scolastici erano stati sequestrati e
usati come locali per l’ospedale militare della città. Situazione risolta
grazie all'intervento del sindaco Piero Lucca che era riuscito a ottenere di liberare almeno gli edifici del Convitto Dal Pozzo e degli Istituti “Camillo
Cavour” e “Giuseppe Mazzini”. Ora, a pochi mesi dall’inizio della scuola, una
nuova questione si apre sul fronte scuola, quella del Patronato scolastico.
L'Istituto Cavour |
Cos'è il patronato scolastico? Si tratta
di una istituzione nata verso la fine del XIX secolo allo scopo di incentivare
la scolarizzazione elargendo anche, dove è necessario, contributi di carattere
economico. All'inizio del 1913 questi patronati vengono istituiti nei comuni
con lo scopo di fornire assistenza agli alunni delle scuole elementari
attraverso la creazione di mense scolastiche, sussidi per vestiti e
distribuzione di materiale didattico e di cancelleria. Proprio sulla mensa si
scatena la polemica. Il 23 ottobre esce su La
Risaia un articolo che protesta per la modifica imposta dal sindaco Piero
Lucca sulla refezione concessa dal patronato scolastico che «negli anni scorsi
consisteva in una bella scodella fumante di ottima minestra – mentre ora – si
distribuirà d’ora innanzi la fettina di salame od il pezzetto di formaggio» (La Risaia 23 ottobre ’15). Un
cambiamento che potrebbe fare piacere ai ragazzi, ma che invece non farà di
certo piacere alle famiglie, che preferirebbero del cibo caldo per i propri
figli. Il problema è che l’alto prezzo del carbone avrebbe comportato un costo
per il pasto, un costo che il Comune (che sostiene la maggioranza delle spese
del patronato, circa 21.000 lire) inizia a farsi troppo pesante. Servirebbe
l’aiuto dei “padroni”, ma questi contribuiscono solamente con 690 lire, troppo
poco secondo La Risaia che vorrebbe
che il Comune spinga per ottenere più fondi da loro.
Un francobollo "Pro Patronato" (fonte www.delcampe.net) |
Su questo argomento il giornale
socialista riceve l’appoggio anche della Sesia,
perché il patronato è un’istituzione che merita «tutta l’attenzione del
pubblico in una città che abbia coscienza dell’importanza della scuola. In
tanto su può con rigore pretendere la stretta osservanza, da parte delle classi
popolari, dell’obbligo scolastico» (La Sesia,
24 ottobre ’15). Per questo motivo questo deve essere curato, e se il motivo
per cui la refezione scolastica è passata da calda a fredda è solo finanziario,
allora è necessario ampliare la disponibilità finanziaria del Patronato. Anzi
«noi vorremmo che l’appello per creare nuovi sostenitori al Patronato fosse
periodico, almeno annuale». Lo scopo, secondo La Sesia, soprattutto in un momento tale di difficoltà dovrebbe
essere quello di ampliare la base dei “padroni” che forniscono finanziamenti al
patronato e non dileggiare e chiedere ancora di più a quelli che lo fanno già. Anche
perché, fa notare La Sesia «se si
verificassero le liste dei maltrattati padroni si vedrebbe che sono, su per
giù, sempre gli stessi volenterosi contribuenti di tutte le buone iniziative
cittadine; mentre mancano nelle loro file molti che avrebbero obbligo morale di
esservi inclusi». Poiché, come ricorda La Risaia: «Pur ammirando l'abnegazione e lo zelo dei pochi che al patronato diedero soldi e fatiche, e l'altruismo degli amministratori che gratuitamente diedero l'opera loro, del segretario cav. Defilippi, che - ci assicurano - per lunghi anni si sobbarcò ad ingenti carichi senza riscuotere neppur un baiocco di assegno (...) Con tutto ciò, ripetiamo, non si dileggia alcuno affermando che 690 lire raccolte da una così ostinata federazione di benefattori son pochine pochine...» (La Risaia, 30 ottobre '15)
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