All’inizio di giugno l’amministrazione comunale di Biella
invitò tutti i rappresentati politici locali a fare del Comitato circondariale un vero e proprio organo di aiuto ai soldati
che rappresentasse il Biellese intero, ponendo fine a vani campanilismi, nell’ora
in cui era necessario “diventar tutti uguali in quest’ora storica, tutti
italiani”. Scopo di questo comitato era la raccolta di fondi, abiti,
vettovaglie e altri generi di conforto da inviare ai soldati al fronte; tutti,
in particolar modo i più abbienti, erano invitati a donare qualcosa, proprio
per venir incontro alla povertà delle zone di campagna, dalle quali proveniva
la maggior parte dei soldati reclutati (il 12%, contro il 6% dei paesi
industriali ed il 3% di Biella). Gli stessi amministratori dissero:
“specialmente le città ed i paesi
industriali, che meno danno nel sacrificio delle persone, più debbono dare nel
sacrificio finanziario […]: chi ha un vicino povero che non può sostenere le
spese, mandi a nome di lui…Il soldato si convincerà che vi è chi pensa a lui e
combatterà con islancio, sarà un buon soldato.”
da il Biellese del 23 giugno 2015
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