Mentre
la guerra si infiamma in tutta l’Europa, non si ferma in Italia e nel
vercellese la contesa politica. A fine febbraio, quindi, La Sesia e La Risaia hanno un breve scontro sulla
nomina a consigliere provinciale di Giovanni Vercellotti, del mandamento di
Trino. Qual era il problema?
Il consigliere Dino Rondani |
Vercellotti era un politico di lungo corso,
che aveva fatto parte del consiglio provinciale per moltissimi anni; ma
nell’ultima tornata elettorale era stato sconfitto dal candidato socialista,
l’Onorevole Dino Rondani. La sua elezione, però, era stata contestata: «L’on.
Rondani non possedeva i requisiti voluti dalla legge per coprire quel posto;
era, in altre parole, ineleggibile». La legge, quindi, prescriveva che in casi come questo a prendere
il suo posto fosse colui che era arrivato secondo alle elezioni. Il compito era
quindi toccato a Vercellotti. Quest’ultimo, però, non era riuscito a
partecipare alle prime sedute per le precarie condizioni di salute. Sfruttando
quest’assenza, Il lavoratore,
giornale socialista novarese, si scaglia contro Vercellotti: «Sappia il
Commendatore, che se gli venisse la debole volontà di mettere piede nel
Consiglio provinciale, potrebbe trovare una poco cortese accoglienza … perché
egli vi sarebbe intruso; si decida quindi. O fare il Consigliere provinciale a
casa … oppure lasciare che gli elettori del mandamento di Trino mandino il loro
legittimo rappresentante al Consiglio provinciale». La Sesia attacca duramente il giornale Il lavoratore e i socialisti, affermando che la critica verso
Vercellotti non sarebbe stata fatta se a essere eletto fosse stato un
socialista. «La Corte d’Appello dichiara Vercellotti legittimamente investito
delle sue funzioni di Consigliere provinciale? Non importa: egli non deve
entrare nel Consiglio provinciale, pena una … poco cortese accoglienza per
parte del gruppo socialista. Tirannia rossa, tirannia moderna, non meno
antipatica delle tirannie d’altri tempi e d’altri metodi!».
A
rispondere agli attacchi della Sesia
ci pensa La Risaia rispondendo al
giornale quattro giorni dopo con un articolo dal titolo Diritto e convenienza. Per prima cosa, il giornale socialista
prende le distanze da Il lavoratore
di Novara: «Non approviamo – scrive il giornale – la pubblicazione del Lavoratore di Novara, non l’approviamo
proprio perché ci pare inutilmente verso il Comm. Vercellotti» (La Risaia, 26 febbraio 1916). Tuttavia
il giornale non può che far notare una cosa: «Il Comm. Vercellotti che fu
membro della Deputazione provinciale, non si adatta certamente a entrare in
Consiglio per la porticina di un annullamento di elezione a rappresentarvi una
minoranza di elettori perché la maggioranza ha detto chiaramente col voto a
Rondani di non aver fiducia in lui». La critica rivolta a Vercellotti, quindi,
è quella di non rispettare realmente la volontà degli elettori. «La legge
regola i casi generali. Essa stabilisce che quando le elezioni di colui che
ebbe il maggior numero di voti è nulla gli si sostituisce quello che ebbe dopo
gli eletti maggiori voti purchè il numero dei voti riportato non sia inferiore
ad un ottavo dei votanti. Ma altro è la legge ed altro il senso politico».
Conclude La Risaia che: «Il Comm.
Vercellotti è troppo antico e corretto amministratore perché sia supponibile
che egli possa volersi addirittura fondare su una minoranza».
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