Dopo quasi un anno dall’inizio della
guerra ancora non sembra profilarsi all’orizzonte un vero vincitore. Lo stallo
nella conduzione della guerra e il suo prolungarsi stanno iniziando a creare
molte difficoltà nei Paesi partecipanti al conflitto. Se c’era qualcosa che
proprio nessuno si aspettava è che la guerra potesse non finire in tempi brevi.
Per questo gran parte dei provvedimenti presi nei mesi precedenti sembrano
essere insufficienti. Per questo i socialisti a Vercelli iniziano ad alzare la
voce per cercare di ottenere maggiori risorse da stanziare ai lavoratori e le
loro famiglie.
Primo obiettivo sono i padroni di
terreni e risaie, accusati dal giornale socialista La Risaia di non aver aumentato la paga dei loro lavoratori
nonostante il costo della vita stia aumentando sensibilmente. La scusa addotta
dai padroni è la povertà delle annate precedenti, che renderebbero impossibile
dare più soldi ai loro dipendenti. Ma La
Risaia non si fida e chiede a
agricoltori e parlamentari di indagare su questa cosa, in modo da dimostrare la
veridicità delle affermazioni dei padroni. «I nostri agricoltori non trovano
mai l’annata buona per aumentare qualche soldo di paga ai contadini. Noi quest’anno,
come abbiamo ripetutamente detto, non vogliamo fare nessun movimento
organizzato: ci si lasci almeno la soddisfazione di dimostrare che la risposta
che ci fu data non è giusta» (La Risaia,
4 marzo 1916).
Il secondo bersaglio è quello del
sindaco Piero Lucca e della sua politica. Il sindaco Lucca, racconta il
giornale, era salito al potere prima dell’inizio della guerra vincendo un
elezione grazie a un programma di stampo liberista e alla promessa di non
imporre nuove tasse durante il suo mandato. «I contribuenti hanno uno
straordinario timore delle tasse, e posti al bivio tra i socialisti, che
volevano imporre balzelli sui ricchi ed abolire il dazio gravante sui poveri, e
la autorevole sicumera affermante che di danari ce n’erano anche troppo, non
hanno esitato un minuto» (La Risaia,
11 marzo 1916). La promessa era quindi stata mantenuta; anzi, il sindaco ne
aveva tolte altre che gravavano sui proprietari con diversi tagli nel bilancio.
«Perché noi avremmo compreso tener fede a tal promessa – diffusa alle turbe dal
suo amico Gallardi – nei periodi di lavoro e di pace, quando i bisogni delle
famiglie, le miserie, i patimenti rappresentavano l’eccezione (…), ma l’incocciarsi
tedesco a non voler mutar sillaba a un sillabo elettorale, proprio in questi
momenti dolorosi, ci riesce incomprensibile». La soluzione è semplice per La Risaia: «tassi senza misericordia i
contribuenti che posseggono, che hanno industrie, che hanno case, che hanno
esercizi e devolva il ricavato alla sottoscrizione pro famiglie dei richiamati». In questo modo, il Comune sarebbe in
grado di far fronte alle difficoltà delle famiglie dei richiamati e si potrebbe
così rifarsi di tutti coloro che «hanno
e non danno», quei cittadini più facoltosi che volontariamente non partecipano
alle sottoscrizioni più avendone i mezzi. «L’inverno è stato lungo: non è
ancora finito; il pane ed il carbone sono a carissimo prezzo: i pochi soldi che
il Governo elargisce non possono in piccola parte lenire tanta miseria. Ci
giungono di tanto in tanto, dal fronte, lettere di nostre compagni, ripiene d’ansia
e di dolore per la sorte dei loro vecchi,
delle loro donne, dei loro bambini».
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