giovedì 26 maggio 2016

La guerra continua! I socialisti chiedono nuovi contributi

Dopo quasi un anno dall’inizio della guerra ancora non sembra profilarsi all’orizzonte un vero vincitore. Lo stallo nella conduzione della guerra e il suo prolungarsi stanno iniziando a creare molte difficoltà nei Paesi partecipanti al conflitto. Se c’era qualcosa che proprio nessuno si aspettava è che la guerra potesse non finire in tempi brevi. Per questo gran parte dei provvedimenti presi nei mesi precedenti sembrano essere insufficienti. Per questo i socialisti a Vercelli iniziano ad alzare la voce per cercare di ottenere maggiori risorse da stanziare ai lavoratori e le loro famiglie.

Primo obiettivo sono i padroni di terreni e risaie, accusati dal giornale socialista La Risaia di non aver aumentato la paga dei loro lavoratori nonostante il costo della vita stia aumentando sensibilmente. La scusa addotta dai padroni è la povertà delle annate precedenti, che renderebbero impossibile dare più soldi ai loro dipendenti. Ma La Risaia non si fida e chiede a agricoltori e parlamentari di indagare su questa cosa, in modo da dimostrare la veridicità delle affermazioni dei padroni. «I nostri agricoltori non trovano mai l’annata buona per aumentare qualche soldo di paga ai contadini. Noi quest’anno, come abbiamo ripetutamente detto, non vogliamo fare nessun movimento organizzato: ci si lasci almeno la soddisfazione di dimostrare che la risposta che ci fu data non è giusta» (La Risaia, 4 marzo 1916).



Il secondo bersaglio è quello del sindaco Piero Lucca e della sua politica. Il sindaco Lucca, racconta il giornale, era salito al potere prima dell’inizio della guerra vincendo un elezione grazie a un programma di stampo liberista e alla promessa di non imporre nuove tasse durante il suo mandato. «I contribuenti hanno uno straordinario timore delle tasse, e posti al bivio tra i socialisti, che volevano imporre balzelli sui ricchi ed abolire il dazio gravante sui poveri, e la autorevole sicumera affermante che di danari ce n’erano anche troppo, non hanno esitato un minuto» (La Risaia, 11 marzo 1916). La promessa era quindi stata mantenuta; anzi, il sindaco ne aveva tolte altre che gravavano sui proprietari con diversi tagli nel bilancio. «Perché noi avremmo compreso tener fede a tal promessa – diffusa alle turbe dal suo amico Gallardi – nei periodi di lavoro e di pace, quando i bisogni delle famiglie, le miserie, i patimenti rappresentavano l’eccezione (…), ma l’incocciarsi tedesco a non voler mutar sillaba a un sillabo elettorale, proprio in questi momenti dolorosi, ci riesce incomprensibile». La soluzione è semplice per La Risaia: «tassi senza misericordia i contribuenti che posseggono, che hanno industrie, che hanno case, che hanno esercizi e devolva il ricavato alla sottoscrizione pro famiglie dei richiamati». In questo modo, il Comune sarebbe in grado di far fronte alle difficoltà delle famiglie dei richiamati e si potrebbe così rifarsi di tutti coloro  che «hanno e non danno», quei cittadini più facoltosi che volontariamente non partecipano alle sottoscrizioni più avendone i mezzi. «L’inverno è stato lungo: non è ancora finito; il pane ed il carbone sono a carissimo prezzo: i pochi soldi che il Governo elargisce non possono in piccola parte lenire tanta miseria. Ci giungono di tanto in tanto, dal fronte, lettere di nostre compagni, ripiene d’ansia e di dolore per la sorte dei loro vecchi,  delle loro donne, dei loro bambini».



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